MANIFESTO D’INTENTI
a cura di Federico Boccalaro, coord. nazionale
L’eredità culturale è un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. Essa comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato dell’interazione nel corso del tempo fra le popolazioni e i luoghi.
Il Dipartimento si impegna a utilizzare tutte le dimensioni dell’eredità culturale nell’ambiente culturale per:
a) arricchire i processi di sviluppo economico, politico, sociale e culturale e di pianificazione dell’uso del territorio, ricorrendo, ove necessario, a valutazioni di impatto sull’eredità culturale e adottando strategie di mitigazione dei danni;
b) promuovere un approccio integrato alle politiche che riguardano la diversità culturale, biologica, geologica e paesaggistica, al fine di ottenere un equilibrio fra questi elementi;
c) rafforzare la coesione sociale promuovendo il senso di responsabilità condivisa nei confronti dei luoghi di vita delle popolazioni;
d) promuovere l’obiettivo della qualità nelle modificazioni contemporanee dell’ambiente senza mettere in pericolo i suoi valori culturali.
Archeoclub d’Italia fa parte del C.A.T.A.P., Coordinamento delle Associazioni Tecnico-scientifiche per l’Ambiente ed il Paesaggio, e propone attraverso il Dipartimento Ambiente, in ogni occasione, il potenziamento del tema Biodiversità/Ecosistemi/Paesaggio.
Il patrimonio storico e artistico soffre, oltreché delle contenute risorse economiche destinate al settore, di un insufficiente rispetto delle norme e di una non puntuale azione di controllo da parte delle Amministrazioni Pubbliche. L’ambiente è minacciato da un ininterrotto consumo di suolo, cui si aggiungono le conseguenze negative delle radicali trasformazioni dell’agricoltura, con l’abbandono di ampie porzioni del territorio rurale.
I recenti eventi idrogeologici hanno evidenziato ancora una volta in modo inequivocabile che le conseguenze dei cambiamenti climatici su un territorio reso drammaticamente vulnerabile dall’eccessiva antropizzazione e dalla mancanza di manutenzione, oggi costituiscono un elemento da cui non si può più prescindere.
Serve quindi un’azione urgente ed efficace per la mitigazione del rischio, stabilendo strumenti e priorità d’intervento e risorse economiche adeguate. Un approccio che superi la logica di emergenza che ha caratterizzato gli ultimi decenni, mettendo in campo una politica integrata che coinvolga tutti i soggetti interessati, per passare dalla logica del ripristino localizzato a quella della prevenzione e riqualificazione territoriale, con indubitabili positive conseguenze anche sul piano economico.
La vegetazione è parte integrante dei Parchi Archeologici e oggetto di particolari attenzioni del Dipartimento Ambiente, ispirata nella sua azione da Giacomo Boni, figura isolata e complessa di architetto, archeologo e giardiniere, che scriveva (“Flora monumentale”, 1896 e “La flora delle ruine”, 1917) sulla possibilità di far convivere i resti architettonici e la vegetazione attraverso la scelta di specie particolarmente adatte allo scopo.
Partendo dai riconoscimenti Unesco, come patrimoni dell’umanità, delle isole galleggianti a salici “chinampas” (1987, Messico) e dei “muretti a secco” in pietrame (2018, Italia e altri paesi mediterranei), il Dipartimento Ambiente di Archeoclub d’Italia vuole diffondere e salvaguardare, come beni culturali e ambientali, tutte le tecniche tradizionali di difesa del territorio, che traggono origine in Italia dalle antiche civiltà etrusca e romana, dal mondo tradizionale contadino, dall’arte dei giardini, dalle passate attività del Corpo Forestale dello Stato.
Viminate, fascinate, gradonate, cordonate, palificate, schermature, terrazzamenti, ecc., sono tutte tecniche di ingegneria naturalistica ecocompatibili, basate sull’impiego combinato di piante e materiali naturali, ispirate e aggiornate ai più moderni criteri di rinaturazione, utili a consolidare il suolo, regimare le acque, ripristinare l’ambiente naturale.
L’obiettivo del Dipertimento Ambiente di Archeoclub d’Italia si inserisce nel più vasto progetto TKWB (Traditional Knowledge World Bank), che si articola su diversi livelli operativi:
1. inventario mondiale delle tecniche tradizionali;
2. studio, approfondimento, salvaguardia, restauro e riproposizione di tecniche specifiche;
3. studio di aree specifiche di alto valore culturale e ambientale in cui analizzare l’evoluzione storica delle conoscenze locali in rapporto all’organizzazione del paesaggio, i centri storici e la produzione artigianale e agro alimentare;
4. studio dell’uso innovativo delle tecniche tradizionali e inventario, elaborazione, certificazione, promozione di un nuovo sistema tecnologico basato sulla logica della sostenibilità.
Attività offerte dal Dipartimento Ambiente.
Corsi e seminari formativi, su alcuni temi di comune interesse:
• ingegneria naturalistica applicata ai versanti, alle sponde fluviali, alle coste, alle scarpate viarie;
• riqualificazioni ambientali;
• coperture verdi pensili e muri verdi;
• verde urbano;
• verde logistico (parcheggi a fondo verde, aree archeologiche e infrastrutturali);
• verde per edilizia bioclimatica;
• barriere vegetali antinquinamento atmosferico ed acustico.
Cantieri didattici, per sviluppare le conoscenze pratiche di esecuzione di piccoli interventi di Ingegneria Ambientale, con il duplice scopo di rendere subito operativi gli allievi e di rimediare, in economia di mezzi e materiali, a situazioni di dissesto ambientale.
Escursioni didattiche, con visite a lavori di sistemazione terrestre, fluviale, viaria e costiera con tecniche ambientali.
Linee guida, articoli, capitolati, opuscoli, pannelli esplicativi specialistici, su alcuni aspetti di attualità della difesa del territorio e della tutela della natura. In aiuto ai tecnici di settore si potrebbero fornire esempi di voci di capitolato, analisi prezzi, condizioni di garanzia, modalità di esecuzione (ad es. protezione degli alberi nei parchi archeologici).
Sperimentazioni di tecniche innovative di consolidamento “rinverdibili” (come le “chiodature dei terreni vive”, le “palificate vive” o similari), che appaiono molto promettenti per i casi in questione.
In futuro un’altra proposta potrebbe riguardare un intervento pilota per la rivegetazione e la fruibilità ricreativa di alcuni tratti urbani ed extraurbani delle sponde fluviali, con particolare riguardo all’aumento della biodiversità. Infatti i Siti Archeologici potrebbero richiedere sistemazioni a verde innovative per coniugare al meglio paesaggio archeologico, vegetazione autoctona “antica” e stabilità del terreno, allo scopo di valorizzare al massimo il patrimonio culturale, a vantaggio del turismo responsabile ed eco-sostenibile.
Studio e approfondimento di leggi e norme, esame e proposte riguardanti le problematiche sulle prestazioni professionali per le opere a verde.
Collaborazione con la Protezione Civile (settore prevenzione). C’è l’intenzione di elaborare delle “Linee Guida” per interventi sul territorio a servizio della ProCiv e di organizzare un cantiere-scuola per volontari, d’accordo con CATAP e Amministrazioni Pubbliche, su esempio di quanto è stato già fatto in Lombardia nel Parco del Lambro a Monza.
Cantieri didattici, per sviluppare le conoscenze pratiche di esecuzione di piccoli interventi di Ingegneria Ambientale, con il duplice scopo di rendere subito operativi gli allievi e di rimediare, in economia di mezzi e materiali, a situazioni di dissesto ambientale.
Escursioni didattiche, con visite a lavori di sistemazione terrestre, fluviale, viaria e costiera con tecniche ambientali.
Linee guida, articoli, capitolati, opuscoli, pannelli esplicativi specialistici, su alcuni aspetti di attualità della difesa del territorio e della tutela della natura. In aiuto ai tecnici di settore si potrebbero fornire esempi di voci di capitolato, analisi prezzi, condizioni di garanzia, modalità di esecuzione (ad es. protezione degli alberi nei parchi archeologici).
Sperimentazioni di tecniche innovative di consolidamento “rinverdibili” (come le “chiodature dei terreni vive”, le “palificate vive” o similari), che appaiono molto promettenti per i casi in questione. In futuro un’altra proposta potrebbe riguardare un intervento pilota per la rivegetazione e la fruibilità ricreativa di alcuni tratti urbani ed extraurbani delle sponde fluviali, con particolare riguardo all’aumento della biodiversità. Infatti i Siti Archeologici potrebbero richiedere sistemazioni a verde innovative per coniugare al meglio paesaggio archeologico, vegetazione autoctona “antica” e stabilità del terreno, allo scopo di valorizzare al massimo il patrimonio culturale, a vantaggio del turismo responsabile ed eco-sostenibile.
Studio e approfondimento di leggi e norme, esame e proposte riguardanti le problematiche sulle prestazioni professionali per le opere a verde.
Collaborazione con la Protezione Civile (settore prevenzione). C’è l’intenzione di elaborare delle “Linee Guida” per interventi sul territorio a servizio della ProCiv e di organizzare un cantiere-scuola per volontari, d’accordo con CATAP e Amministrazioni Pubbliche, su esempio di quanto è stato già fatto in Lombardia nel Parco del Lambro a Monza.