Pietra, Metalli, Materia Viva
Presenza iconica, micro architettura della narrazione. Un racconto della storia dell’umanità, i tempi della pietra e dei metalli. Metafora dell’abitare, una capanna, una grotta, un riparo. Scrittura che diventa segno riconoscibile d’identità. Come una spada, incastonata nella roccia, come una “laminetta” augurale. Un testo che si fa carne viva, proclamato da una pizia; dalla sacerdotessa del tempio. Un bagliore divino, illumina l’uomo. Un sentiero di pietre preziose, di rame, di bronzo e di ferro. Una nobile scrittura di Pindaro che addomestica la lama, la curva, la rende uno strumento di pace. Una lingua antica, ci ricorda la matrice della nostra discendenza, la dimensione ellenica del Mediterraneo.
Il progetto, come processo, confronto, sperimentazione.
Tentativi di realizzare un oggetto/soggetto iconico che sia “anatema” augurale. Raro, unico, presente. Custodito da un
tempio di legno, composto per strati come il tempio di Salomone.
Profumato, tattile, plastico. Roteante, fulgido e brillante. Segreto, indecifrabile e misterioso.
Evocatorie di ricordi, di memoria. La matrice della creazione è pitagorica. Una mappa immaginifica del passato e del futuro. Una presenza viva. Il testo è una proclamazione di vittoria e di merito:
ἐπάμεροι· τί δέ τις; τί δ’ οὔ τις; σκιᾶς ὄναρ
ἄνθρωπος. λλ’ ὅταν αἴγλα διόσδοτος ἔλθῃ,
λαμπρὸν φέγγος ἔπεστιν νδρῶν καὶ μείλιχος αἰών.
Esseri della durata d’un giorno. Che cosa siamo? Che cosa non siamo?
Sogno d’ un’ombra l’uomo: ma quando un bagliore divino ci giunga
fulgido risplende sugli uomini il lume e dolce è la vita.
Pindaro, Pitica VIII, vv. 95-97