Domenica 12 Maggio – sarà la 30esima edizione di Chiese Aperte!
Il patrimonio culturali nei Conventi, Monasteri, piccole cappelle.
A Sulmona, entreremo in una cappella privata del Palazzo Corvi – Zazzara del XVIII secolo.
Fortunata Flora Rizzo (Vice – Presidente Nazionale Archeoclub d’Italia – Referente Chiese Aperte) : “Entreremo in Monasteri, Conventi, cappelle che sono anche chiuse al pubblico. E’ un patrimonio culturale disseminato in città, paesi, contrade. Avremo grandi e piccole chiese, ma anche cappelle private, tutte ricche di un patrimonio artistico inestimabile che ancora oggi riesce a comunicare all’animo umano. Il 12 Maggio in tutta Italia sarà la trentesima edizione di Chiese Aperte per andare a conoscere questo grande patrimonio meno conosciuto. Puntiamo alla tutela, alla fruizione, ma anche alla valorizzazione dei siti. Ad esempio a Pisa, la sede locale di Archeoclub D’Italia aprirà ai visitatori la chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno”.
Tutto il calendario di Chiese Aperte è sul sito www.archeoclubitalia.org
“E’ un patrimonio culturale disseminato in città, paesi, contrade. Avremo grandi e piccole chiese, ma anche cappelle private, tutte ricche di un patrimonio artistico inestimabile che ancora oggi riesce a comunicare all’animo umano. Il 12 Maggio in tutta Italia sarà la trentesima edizione di Chiese Aperte per andare a conoscere questo grande patrimonio meno conosciuto. Puntiamo alla tutela, alla fruizione, ma anche alla valorizzazione dei siti. Ad esempio a Pisa, la sede locale di Archeoclub D’Italia aprirà ai visitatori la chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno. A Parghelia, borgo di 1250 abitanti, in Calabria, andremo a conoscere il Santuario della Madonna di Porto Salvo. A Belpasso, in Sicilia, la sede aprirà ai visitatori la Chiesa di Sant’Anna, del 1800 La chiesetta chiamata dalle persone del quartiere di Sant’Anna, “a chiesa chi canni”fu chiusa per circa 171 anni . La chiesetta fu rimaneggiata piu volte, l’ultima nel 2020-2022 è stato ripristinato il tetto a capriata con le canne ed alcuni restauri all’interno ed all’esterno della chiesa. A Cefalù avremo la chiesa e il convento di San Pasquale Baylon”. Lo ha affermato Fortunata Flora Rizzo, Vice Presidente Nazionale di Archeoclub D’Italia.
A Cefalù, il fonte battesimale in Sicilia la chiesa di San Pasquale Baylòn. A Floridia, in provincia di Siracusa, ma anche a Paternò.
“Fuori dai circuiti convenzionali del turismo e delle mura antiche che delimitano il centro storico della città, la chiesa di San Pasquale Baylòn si trova ad angolo di un trafficato incrocio di assi viari uno di accesso al Lungomare Giardina e l’altro come via d’uscita dalla città. La costruzione della chiesa risale alla metà del XVIII secolo circa, quando cioè i frati Francescani Riformati, che agli inizi del secolo erano finalmente giunti a Cefalù su iniziativa del vescovo Matteo Muscella stabilendo un primo cenobio nella contrada della Gallizza, decidono di avvicinarsi alla città fondando un nuovo e più grande convento. La scelta cadde su uno dei santi dell’Ordine più venerato ed elevato all’onore degli altari appena da qualche decennio, San Pasquale Baylòn, canonizzato da papa Alessandro VIII nel 1690. L’interno della chiesa è rimasto praticamente intatto nelle immagini e nei decori. Lo spazio si presenta con una essenziale pianta rettangolare, in cui il presbiterio si evidenzia soltanto per il gradino che lo separa dall’aula, su cui in origine dovevano insistere delle balaustre, e per il semplice arcone che restringe lo spazio – ha continuato la Rizzo – sulla cui chiave spicca un piccolo scudo con l’emblema francescano. Al centro, entro la nicchia inserita in un’edicola classicheggiante con timpano curvo, è la bella statua lignea della Madonna delle Grazie. Spicca, appena sotto l’edicola, la grande Custodia eucaristica in legno intagliato. Opera certamente di un frate intagliatore, che la realizza nel 1768, essa si inserisce nell’ampia produzione sei-settecentesca delle custodie eucaristiche francescane e si distingue per i delicati intagli a rocaille, ma soprattutto per l’uso nei decori della madreperla, che la accomuna alla custodia gemella della chiesa riformata di Collesano, datata 1763, e a quella del santuario dell’Ecce Homo di Calvaruso. Completano il percorso visivo del presbiterio alcuni dipinti, quattro dei quali rappresentano partendo da sinistra: la Porziuncola, l’Apparizione di San Francesco a San Pasquale Baylòn, La Vergine che consegna la regola a San Francesco e l’Apparizione di Gesù bambino a Sant’Antonio da Padova, forse disposti oggi in modo confuso rispetto al progetto originario. Al centro della volta è invece affrescato un riquadro lacunoso con l’Incoronazione della Vergine”.
Il Fonte Battesimale e il sarcofago in pietra lumachella.
“A Cefalù vedremo il Fonte Battesimale del XII secolo e realizzato con la pietra lumachella di Cefalù. Il sarcofago, in pietra lumachella, accoglie le spoglie mortali di Ottaviano Preconio, 41mo vescovo di Cefalù (1578-1587). Sul coperchio è scolpito ad altorilievo lo stemma del vescovo, promotore del primo sinodo diocesano. Al centro della cassa due angeli sorreggono un cartiglio con l’epitaffio funebre. Al fianco sinistro della cassa è scolpita, sempre ad altorilievo, una croce patente indicante la posizione della testa del defunto. Il sarcofago – ha affermato la Rizzo – arricchito inferiormente da una coppia di foglie d’acanto, era in origine sorretto da due leoni scolpiti e posto nel vano della porta, oggi riaperta, che dal corpo traverso immetteva nel chi ostro.
A Floridia, in provincia di Siracusa. La chiesa di Sant’Anna fu costruita nei primi anni dell‘Ottocento sulle fondamenta della Chiesa di Santa Flora, crollata durante il grave sisma del 1693. La cappella di Santa Flora era il più antico luogo di culto floridiano. Il nome della chiesa è visibile per la prima volta in un libro dei defunti in relazione al seppellimento di tre soldati disertori, passati per le armi dagli spagnoli nell’ottobre del 1719. Così la chiesa di Santa Flora diventa la chiesa di Sant’Anna, in cui il quadro che raffigurava Santa Flora venne sostituito dalla statua lignea della Madre della Vergine, oggetto di culto e devozione popolare. Il soffitto della Chiesa è composto da stupendi affreschi del pittore Scalia di Rosolini, anche l’altare maggiore, raffigurante “L’ultima cena” è un importante opera di Scalia, in essa è stata effettuata un intervento di restauro che ha riportato in luce lo splendore dei colori dell’affresco dell’altare, l’intervento è stato effettuato circa 10 anni fa. Invece le pareti sono adornate da meravigliosi affreschi del floridiano Guardo, un artista locale. La leggenda popolare narra che nei dipinti siano raffigurati cittadini floridiani che a seguito di grazie ricevute, hanno immortalato membri della loro famiglia negli affreschi della chiesa”.
A Palermo la chiesa Inglese.
“A Palermo la chiesa Inglese della Santa Croce. Durante il XIX secolo la presenza inglese a Palermo era considerevole. Molti imprenditori, infatti, decidono di trasferirsi dall’Inghilterra alla Sicilia investendo su di essa. La conseguenza di tale fenomeno determina anche la diffusione della religione anglicana a Palermo. La chiesa testimonia proprio il passaggio di signorie anglosassoni in città. Inizialmente, i riti venivano tenuti all’interno di un’ala di palazzo Lampedusa – ha proseguito la Rizzo – successivamente due imprenditori inglesi decisero di finanziare la costruzione di una chiesa. Le famiglie Ingham e Whitaker nel XIX secolo fondano a loro spese, a Palermo, di fronte alla loro residenza (oggi Grand Hotel et de Palmes) una chiesa che servisse alla celebrazione delle funzioni anglicane e collegano i due edifici attraverso un corridoio sotterraneo. Il progetto venne stilato dall’architetto londinese William Barber e dall’architetto Henry Christian, genero di Joseph Whitaker. Per la costruzione dell’edificio le due famiglie si affidarono alla ditta di Giuseppe e Salvatore Casano, coordinati dalla direzione del colonnello Henry Yule, ma lo fanno realizzare con la precisa volontà di riprodurre un vero e proprio stile britannico, quindi importano porte, finestre, vetri decorati e pavimenti da varie ditte inglesi.
A Paternò la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, sulla collina storica, antistante il piazzale del Cimitero Monumentale di Paternò, via degli Svevi. La chiesa risale al XVII secolo”.
In Abruzzo, a Sulmona, entreremo in una cappella privata del Palazzo Corvi – Zazzara del XVIII secolo.
“A Sulmona, in Abruzzo, la grande possibilità di visitare la cappella privata del Palazzo Corvi – Zazzara del ‘700. La cappella privata si trova al piano nobile del Palazzo Corvi-Zazzara – ha concluso la Rizzo – che si estende su una vasta area del centro storico di Sulmona compresa tra corso Ovidio, vico del Vecchio, vico dell’Arco e via Roma. Il palazzo attuale, frutto di edificazioni successive, è contraddistinto da cinque unità: la prima, di origine cinque-secentesca, su vico del Vecchio; la seconda – adiacente alla prima ed aperta sul medesimo asse viario – ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo, in seguito al terremoto del 1706 (è la porzione di fabbricato in cui insiste la cappella); la terza, più bassa, ricostruita nel secolo scorso; la quarta, costituita dal monumentale edificio ottocentesco che si affaccia lungo corso Ovidio e via Roma. Negli anni ’90 del Novecento gli ambienti del piano nobile del palazzo sono stati sottoposti ad un accurato restauro che ha consentito il recupero di gran parte della originaria decorazione settecentesca, costituita da stucchi, dorature e dipinti a tempera. Descrizione: La cappella si apre sulla sinistra di un piccolo vano con la volta ornata da una cornice centrale dorata a foglie di oro zecchino, che racchiude frammenti dipinti forse a tema mitologico o allegorico; l’interno della cappella, molto semplice, presenta un altare in pietra, al di sopra del quale è un dipinto raffigurante un Cristo Portacroce, mentre sulla destra si trova rappresentata una Madonna e sull’altro lato pochi resti pittorici non interpretabili”..
Per interviste:
Fortunata Flora Rizzo, Vice Presidente Nazionale di Archeoclub d’Italia e referente evento “Chiese Aperte 2021” – Tel 338 – 931 0216.
Rosario Santanastasio – Presidente Nazionale di Archeoclub D’Italia – Tel 333 2393585.
Giuseppe Ragosta – Addetto Stampa Nazionale Archeoclub D’ Italia – Tel 392 5967459.