Continua l’impegno di Archeoclub D’Italia per il recupero dal disagio sociale attraverso la conoscenza del patrimonio culturale e ambientale.
Con i detenuti per recuperare la Olea Europea varietà Leucocarpa, pianta che stava scomparendo in Italia, nota come Olivo Bianco della Madonna!
Anna Rotella (archeologa e Vice Presidente Archeoclub D’Italia sede di Vibo Valentia) : “L’Olivo della Madonna, ovvero la Olea Europaea varietà Leucocarpa, serviva anticamente per produrre l’olio che andava ad alimentare le lampade delle chiese. Con l’avvento dell’energia elettrica questo olio non veniva più utilizzato. Il rischio reale era dell’estinzione degli esemplari ultracentenari a danno della biodiversità. Dopo 7 anni di ricerche ne abbiamo ritrovati un buon numero in tutta la Calabria. Con le diocesi abbiamo coinvolto le parrocchie, le chiese e i fedeli mettendo a dimora la pianta presso le chiese. Siamo riusciti ad attirare l’attenzione su questa varietà che produce olive candide come confetti, oggi presente in prossimità di circa 200 luoghi di culto!”.
Archeoclub D’Italia – Diocesi – Istituti Penitenziari insieme per la tutela della biodiversità del territorio italiano con la messa a dimora dell’Olivo Bianco della Madonna
Anna Murmura (Presidente Archeoclub D’Italia sede di Vibo Valentia) : “Oggi, venerdì 15 novembre, nella Casa Circondariale di Crotone si è svolta la toccante cerimonia di messa a dimora dell’olivo dalle bianche drupe. Stiamo coinvolgendo gli istituti penitenziari e i detenuti, i quali hanno in alcuni casi, studiato il materiale sull’argomento e preparato dei poster che saranno presentati durante la prossima conferenza nazionale sull’Olivo Bianco, in programma a Mileto il 23 Novembre”.
“I detenuti mettono a dimora la Olea Europea varietà Leucocarpa, pianta che stava scomparendo in Italia. Nella Casa Circondariale di Crotone si è svolta la toccante cerimonia di messa a dimora dell’olivo dalle bianche drupe resa possibile dalla disponibilità della direttrice dottoressa Mariastella Fedele, dal vicecomandante delle guardie penitenziarie Francesco Caruso, dalla dottoressa Angelica Strada, funzionario delle Organizzazioni e delle relazioni e dai funzionari dell’Area giuridico pedagogica dottoresse Giuseppa Biscuso e Concetta e Giuseppina Froio oltre che dal personale tutto. Alla cerimonia officiata da don Oreste Mangiacapra, cappellano del carcere, hanno inoltre partecipato il prefetto di Crotone dottoressa Franca Ferraro oltre ad una delegazione della Commissione alle pari opportunità dell’Amministrazione comunale. In rappresentanza di Archeoclub Vibo Valentia a presenziato la dottoressa Patrizia Luzzaro. Tre sono stati i detenuti che hanno preventivamente scavato la buca dove mettere a dimora il giovane olivo dalle bianche drupe che è stato posizionato presso una nicchia preesistente all’interno della quale è stata collocata una statua della Madonna di Lourdes che hanno provveduto a restaurare. Don Oreste ha officiato la cerimonia con una breve meditazione e la benedizione della pianta d’olivo e dell’assemblea, in particolare ha fatto riferimento alla festa delle Palme, perché in quell’occasione si benedice l’olivo, per omaggiare Gesù che entra a Gerusalemme, quindi l’olivo come simbolo della salvezza e della vita nuova in Cristo. Nel suo discorso la dottoressa Ferraro ha fatto riferimento alla saggezza insita nella vita stessa dell’olivo, pianta che sopravvive all’uomo e ha indicato l’adozione della varietà dalle bianche drupe nell’istituto come una sorta di messaggio d’amore – il prendersi cura – che i detenuti lasciano a coloro che, purtroppo, verranno dopo di loro”. Lo ha affermato Anna Murmura. Presidente Archeoclub D’Italia sede di Vibo Valentia.
La Olea Europea varietà Leucocarpa, dava olio per alimentare le lampade nei secoli scorsi. Con l’avvento dell’energia elettrica, non era più necessario produrre olio per lampade e per questo motivo era andata persa la pianta a danno della biodiversità del territorio italiano e non solo.
L’archeologa Anna Rotella, dopo anni di ricerca sul campo ed anche studiando documenti antichi, è riuscita a ritrovarla. E’ nato così il progetto di recupero che vede insieme Archeoclub D’Italia e le Diocesi italiane con la messa a dimora della pianta presso le chiese. Il progetto è stato allargato anche agli Istituti Penitenziari con il coinvolgimento dei detenuti!
“L’Olivo bianco della Madonna, ovvero la Olea Europaea varietà Leucocarpa, serviva anticamente per produrre l’olio che andava ad alimentare le lampade delle chiese. Con l’avvento dell’energia elettrica questo olio non veniva più utilizzato e dunque nel tempo si erano perse le tracce degli olivi detti della Madonna che hanno rischiato l’estinzione, a danno della biodiversità. Mi sono messa sulle tracce degli esemplari plurisecolari e li ho trovati in tutta la Calabria, dopo 7 anni di studi e di ricerche centimetro per centimetro. Sono riuscita a trovare 120 esemplari. Si tratta di esemplari secolari a forte rischio estinzione e la prima volta che ho trovato questo albero in Calabria, dopo anni di ricerca, è stata una grande emozione. L’olio derivante da questo olivo veniva anticamente usato per alimentare le lampade all’interno dei luoghi di culto. Oggi ovviamente c’è l’energia elettrica – ha affermato l’archeologa Annamaria Rotella, Vice Presidente di Archeoclub D’Italia sede di Vibo Valentia – e dunque questa tipologia di albero che fa parte del nostro patrimonio di biodiversità, rischiava di scomparire. E’ nata così l’idea di coinvolgere parrocchie in tutta Italia. Con le diocesi stiamo mettendo a dimora l’Olivo in prossimità delle chiese, dei conventi, dei giardini presso i luoghi sacri. Oggi, grazie a questo percorso, la varietà dalle candide olive è praticamente salva, in quanto siamo riusciti a piantarla in almeno 200 parrocchie e non solo in Calabria, ma anche in Sicilia, Lazio, Basilicata e Campania. Si arriverà, nel tempo, anche alla creazione di itinerari culturali, di una rete dei Borghi nei quali l’Olivo della Madonna è presente. Avremo insieme tutti i comuni dove sta rinascendo l’Olivo Bianco. Alla base c’è un valore anche sociale molto forte. Stiamo iniziando a coinvolgere anche i detenuti delle carceri, in questo momento con la realizzazione di materiale didattico da presentare in occasione di conferenze ma il passaggio successivo sarà il coinvolgimento degli ospiti degli Istituti anche nell’attività di innesto per garantire la riproduzione della varietà all’interno delle Carceri! Abbiamo chiesto che in tutti gli istituti penitenziari aderenti, l’albero donato dalla sezione vibonese di Archeoclub D’Italia, benedetto dal vescovo o dal cappellano dell’Istituto alla presenza dove possibile anche dei detenuti sia messo a dimora in un’area nella quale i detenuti possano vederlo per poter contemplare il prodigio dell’invaiatura delle drupe di questa prodigiosa varietà che giunte a maturazione diventano candide come confetti”.
Dal 2020, in collaborazione con i responsabili della Pastorale dei “Problemi Sociali, il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Custodia del Creato” della CEC Archeoclub D’Italia, WWF e Italia Nostra porta avanti la campagna di piantumazione dell’Olivo della Madonna” nei pressi di ogni chiesa. Tale iniziativa persegue il duplice obiettivo di “ridare voce” allo strettissimo rapporto intercorso nel tempo tra l’“Olivo della Madonna” e la fede delle genti di Calabria e di “stimolare” in loro la salvaguardia della biodiversità.
E ora la tutela della biodiversità coinvolgendo i carcerati. A Cosenza durante la cerimonia di messa a dimora dell’alberello i detenuti hanno scritto e letto alcuni personali pensieri e considerazioni sul significato culturale dell’albero a Crotone hanno restaurato sia la nicchia che la statua della Madonna di Lourdes e posizionata all’alberello nei pressi, a Laureana di Borrello i detenuti hanno ristrutturato l’aiuola al centro del cortile interno per far posto al giovane olivo dalle bianche drupe. In tutti e sette gli istituti aderenti all’iniziativa i detenuti hanno lavorato alla realizzazione di poster informativi sull’olivo che verranno presentati il 23 Novembre, a Mileto, in Calabria, in occasione della seconda Conferenza Nazionale dedicata al recupero dell’Olivo Bianco. Effettuata la messa a dimora dell’ Olea Europaea varietà Leucocarpa nei penitenziari di Rossano, Cosenza, Vibo Valentia, Palmi, Laureana di Borrello, Crotone e Locri.
Grazie alla ricerca portata avanti negli ultimi sette anni dall’archeologa calabrese Anna Maria Rotella (Vicepresidente della sede di Vibo Valentia dell’Archeoclub d’Italia) molto si è appreso sulle caratteristiche della Leucocarpa e dell’olio da questa ottenuto, che poco denso e trasparente, è stato utilizzato in un passato abbastanza remoto per alimentare le lampade impiegate negli antichi luoghi di culto. La specificità di quest’olio ne aveva favorito la diffusione in tutti gli areali olivicoli legati ai luoghi di culto, ma con il subentrare dell’energia elettrica quest’uso specifico è venuto meno, segnandone la scomparsa.
Il 23 Novembre a Mileto la Seconda Conferenza Nazionale dedicata al recupero dell’Olivo Bianco.
Il prossimo 23 novembre, presso la Curia vescovile di Mileto (VV), si svolgerà la Seconda Conferenza sul recupero dell’Olivo Bianco, con l’ospitalità concessa dalla Diocesi di Mileto e la partecipazione della Diocesi siciliana di Cefalù dove si è svolta la prima edizione del Convegno lo scorso settembre, e calabrese di Oppido Palmi, con la presentazione dei poster realizzati dai detenuti. L’evento rappresenta una importante tappa di un articolato progetto che nasce, in primo luogo, dall’esigenza di far conoscere, salvaguardare e diffondere la Olea Europaea varietà Leucocarpa, particolarissima cultivar che per le sue drupe bianche è conosciuta tra le genti di Calabria come “Olivo della Madonna”, oggi a rischio estinzione, sia come coltura arborea che per tutte le tradizionali narrazioni orali che la riguardano.
Per interviste:
Anna Maria Rotella – archeologa – Vice Presidente di Archeoclub D’Italia sede di Vibo Valentia – Tel 338 302 6710
Rosario Santanastasio – Presidente Nazionale di Archeoclub D’Italia – Tel 333 239 3585.
Giuseppe Ragosta – Addetto Stampa Nazionale Archeoclub D’ Italia – Tel 392 5967459.